PALAZZO SOLE
La famiglia Sole arriva a Senise intorno al 1600 e gli antenati quasi sicuramente provenivano da Ferrara.
Essi si stabilirono in un primo tempo a Noia, che, nel 1405 si staccò dalla contea di Chiaromonte divenendo feudo regio.
Quel feudo fu comprato, successivamente, prima dai Sanseverino, e poi dai Pignatelli i quali spogliarono quell’Università dei suoi beni, per cui le condizioni di vita diventarono impossibili, costringendo alcune famiglie, fra cui quella di Sole a scendere a Senise.
Fra le notizie dell’Anonimo senisese la dinastia Sole cominciò con Antonio che sposò in prime nozze Franceschella Ragone e in seconde nozze Giulia Sansone, senisesi. Giuseppe nel 1754, morta la prima moglie si risposò ed ebbe due figli: Giosuè nato dal primo letto e Francescantonio dal secondo, che furono capostipiti di due rami distinti.
Giosuè fu dottore in legge, professione tramandata brillantemente fino ai nostri giorni.
Dal ramo si Giosuè discende il poeta Nicola Sole (1821-1859) la cui opera di fervente patriota e sensibilissimo poeta del primo ‘800 è ricordata dalla lapide murata accano al portone della sua abitazione nel 1896.
Nicola Sole amò moltissimo la sua Patria, la sua Lucania e il suo paese.
Infatti la sua ispirazione poetica prende l’avvio proprio da questi tre amori.
Zumbini, critico del poeta scrive
“Pochi scrittori ebbero costantemente nel cuore, sulla bocca la contrada natia. La Lucania fu sempre al centro dei suoi pensieri, da lei pigliava sempre le sue mosse; a lei… tornava assiduamente e ne traeva lena e coraggio, oltre che pace e oblio di ogni nuovo dolore.”
Il poeta morto giovanissimo ha lasciato le seguenti opere: L’arpa Lucana – I Canti – Raccolta di poesie.
Nicola Sole oltre che poeta fu promotore ed animatore del Circolo Costituzionale a Senise insieme a Nicola Marcone.
Nel 1849 si iscrisse alla Giovane Italia, cosa che gli procurò la persecuzione del governo borbonico, tanto che, per sfuggire alla cattura, fu costretto a lasciare Napoli e a cercare rifugio tra i monti della sua Lucania e presso amici fidati della sua Senise. Dopo quattro anni di latitanza si costituì spontaneamente nel carcere di Lagonegro da dove fu mandato a quello di Potenza.
A questo proposito il poeta così scrive al fratello:
“la fuga mi contrista e una febbre indomita mi stanca
le catene ferree mi chiamano in carcere, innocente.
Sembro una bestia selvaggia che cerca un covo nascosto
Quando notte e giorno fuggo per vie oscure.“
Fu processato per cospirazione contro i Borboni e poi liberato.
Per tre anni visse a Senise.
Nel luglio del 1857 riuscì a tornare a Napoli, dove fu raggiunto dalla notizia del tremendo terremoto in Lucania dello stesso anno.
Sconvolto e profondamente addolorato si adoperò in tutti i modi per raccogliere fondi per i terremotati.
Dopo qualche anno, ammalato, tornò a Senise dove morì.
La famiglia Sole ha dato a Senise, nel corso dei secoli, non solo validi professionisti, ma anche accorti ed insigni amministratori che si sono adoperati sempre per il bene della cittadinanza.
L’edificio è di pianta rettangolare, con struttura portante in muratura di pietra e malta di calce, solaio di piano e copertura in legno.
La struttura presenta forte prevalenza di “pieni” rispetto ai “vuoti” delle aperture, soprattutto a piano terra.
Gli aggetti sono poco pronunciati e prevale in facciata l’ampio cornicione d’imposta del tetto.
L’impianto risulta quindi piuttosto massiccio e ben organizzato, tipico di edifici “signorili” e di buona fattura.
Le facciate, sebbene versino in condizioni di degrado, presentano aspetti decorativi ed architettonici di notevole pregio.
Al piano terra domina sul prospetto il portone principale in legno a doppia anta con inserto sagomato per l’ingresso delle persone.
Il portone presenta n. 4 ordini di borchie in ferro di decoro e irrigidimento, oltre al battaglio.
Il portale è in pietra lavorato al puntillo alla grana fine con motivi a fiore d’acanto, con doppia decorazione sovrastante i basamenti; le stesse decorazioni sono ripetute al livello di imposta dell’arco a tutto sesto.
L’arco è poi completato da un frontespizio il quale, senza soluzione di continuità, si lega al sovrastante aggetto in pietra.
Al piano terra prevalgono gli stipiti con intonaco in rilievo di finte aperture le quali presumibilmente servivano per iscrizioni e/o fregi gentilizi.
Il secondo ordine finestre è perfettamente simmetrico rispetto al piano inferiore; di notevole pregio sono le lunette superiori lavorate.
Il cornicione è molto ampio con il primo ordine in rilievo decorato ed il secondo in aggetto.